L’Italia ha compiuto un salto qualitativo nella gestione delle crisi aziendali con l’adozione del nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza. Questo corpus normativo, che ha visto la luce con il decreto legislativo del 12 gennaio 2019, n. 14, ha subito un’evoluzione con successive modifiche, culminando nel decreto legislativo del 17 giugno 2022, n. 83, che incorpora i principi della Direttiva UE “Insolvency”. Quest’ultima enfatizza la necessità di consentire ai debitori di intraprendere una ristrutturazione tempestiva, evitando così l’insolvenza e la liquidazione di imprese altrimenti solide.
Il Codice inaugura un’era di cambiamento profondo nel diritto concorsuale italiano, spostando il focus dalla protezione dei creditori alla salvaguardia dell’impresa, in un equilibrio che non trascura i diritti dei creditori ma li armonizza con l’obiettivo di preservare l’attività imprenditoriale.
La riforma pone un accento decisivo sulla prevenzione delle crisi, promuovendo la ristrutturazione piuttosto che la liquidazione. Il Codice evidenzia l’importanza di misure organizzative preventive, adattabili alle dimensioni e caratteristiche dell’azienda, e sottolinea il valore della pianificazione industriale e finanziaria. L’articolo 3 introduce un sistema di allerta precoce per identificare e gestire i segnali di crisi in modo proattivo.
Le aziende possono ora avvalersi della Composizione Negoziata presso la Camera di Commercio online, con un occhio di riguardo verso i creditori. Il Codice propone strumenti di ristrutturazione innovativi, come le disposizioni preventive semplificate e i piani di risanamento ratificati dal tribunale, e rafforza il ruolo dei curatori con l’introduzione di periodi sospetti anticipati. Un capitolo importante è dedicato alle crisi di gruppo, che prevedono procedure congiunte in linea con le direttive europee.
Queste misure mirano a consolidare la posizione finanziaria delle imprese, con il coinvolgimento delle istituzioni e la sospensione temporanea delle obbligazioni. Il Codice enfatizza i principi di “buona fede e lealtà” nelle negoziazioni e gestione delle crisi, e pone l’accento sulla sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa, bilanciando gli interessi dei creditori con gli impatti sociali.
La Legge n. 3/2012 aveva già introdotto soluzioni per l’insolvenza civile, che ora operano in sinergia con le nuove disposizioni. Il concetto di “esdebitazione” è stato rafforzato, estendendo il beneficio alle persone giuridiche e rendendolo quasi automatico, sebbene con possibilità di opposizione da parte dei creditori.
Il Codice, con i suoi circa 400 articoli, sostituisce la legge fallimentare del 1942 e si articola in dieci Titoli che coprono l’intero spettro della gestione della crisi e dell’insolvenza, dalla prevenzione alla liquidazione, dalle misure penali alle norme di attuazione.
In sintesi, il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza è un passo avanti verso una gestione più evoluta e funzionale delle crisi aziendali in Italia, con l’obiettivo di rafforzare le imprese e promuovere un tessuto economico più resiliente e sostenibile.